Goumori, nord Benin, martedì 21 gennaio 2025.

Verso le 19.00, il Commissario di Goumori arriva al cantiere insieme a alcuni militari. Mi comunica che non posso trascorrere la notte a Goumori e che devo prendere solo ciò che è davvero necessario. Esco di casa con il cuore in gola e salgo sulla loro camionetta, pregando Dio e il mio Angelo Custode. Lascio dietro di me la mia casa, l’ospedale ancora in costruzione, Niki e Pipo, i miei due cani. È notte fonda. Accanto a me, nel cassone della camionetta, un militare stringe una mitragliatrice; eppure non ho paura, mi sento sorprendentemente calma. Viaggiamo per chilometri attraverso la savana, diretti verso una zona sicura. Tutto sembra irreale, come un incubo da cui non riesco a svegliarmi, ma in cui brilla una sola certezza, come una stella: Ritornerai.

CRONACA DEL TENTATO RAPIMENTO

La missionaria italiana Ornella Carrara, ottantenne, si trovava nella zona di Gumori (nord del Benin, al confine con il Niger e il Burkina Faso) per costruire un ospedale pediatrico. In quel territorio, da tempo tormentato da azioni terroristiche, si era verificato pochi giorni prima un attacco che aveva causato la morte di 28 militari a pochi chilometri dalla sua casa. A fronte dell’aggravarsi della situazione di sicurezza, l’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE) è intervenuta con un’operazione di evacuazione notturna della missionaria. Il trasferimento è avvenuto su un convoglio armato che ha percorso circa 800 km su strade pericolose fino alla capitale Cotonou. Suor Carrara ha raccontato di aver viaggiato oltre 12 ore nella savana, tra molte difficoltà, ma fiduciosa che l’intervento avrebbe avuto successo. Dal luogo sicuro, la missionaria ha espresso gratitudine verso il governo italiano e l’intelligence per averle salvato la vita, e ha ribadito il suo forte legame con l’Africa, dichiarando che intende tornare per portare avanti il progetto dell’ospedale pediatrico. [Agenzia Dire]

In questi giorni ho ripensato a ogni istante di quella notte. Il rumore della camionetta, la savana immersa nel buio, le strade sconnesse, i volti tesi dei militari. Solo allora ho compreso davvero quanto fosse grave la situazione attorno a noi. Eppure, dentro di me, non c’era paura: c’era una strana pace, come se qualcuno mi stesse guidando in silenzio verso un luogo sicuro.

Lasciare la mia casa, il cantiere dell’ospedale, i miei cani, è stato doloroso. È un distacco che brucia ancora. Ma so che era necessario. E mentre il convoglio avanzava per centinaia di chilometri, ho ripensato al senso di questo lavoro, alla missione che coltivo da una vita: restare accanto ai più fragili, costruire un luogo di cura dove oggi ci sono solo polvere e ferite. Non posso abbandonare questo sogno, perché appartiene ai bambini di questa terra prima ancora che a me. Per questo, nonostante tutto, so che tornerò. Tornerò quando sarà possibile, per completare l’ospedale e per mantenere la promessa fatta a questa comunità che mi ha accolto come una madre.

Ringrazio il Governo e l’intelligence italiana per avermi salvato da un possibile rapimento; un grazie particolare agli 007 che hanno avuto per questa missionaria una squisita gentilezza.

Dott.ssa Ornella Carrara